Secondo un nuovo studio, lo scongelamento del delle zone artiche a causa dei cambiamenti climatici potrebbe esporre la popolazione a concentrazioni molto maggiori di radon gassoso invisibile che causa il cancro ai polmoni.
Il professor Paul Glover dell’Università di Leeds ha dichiarato la possibilità di imminente rischio per lo scioglimento del ghiaccio, che da sempre rappresenta una barriera protettiva, impedendo al radon di viaggiare in superficie ed entrare negli edifici.
Il radon è un gas radioattivo invisibile, inodore e naturale, provoca tassi di mortalità più elevati nelle comunità subartiche a causa della prevalenza del fumo.
Il loro studio, pubblicato sulla rivista AGU Earth’s Future, ha modellato la produzione di radon, il suo flusso attraverso il suolo, verso gli edifici moderni, compresi quelli con scantinati e locali superficiali e quelli costruiti, più tradizionalmente.
Negli edifici con scantinati, la presenza di gas radon può aumentare fino a oltre 100 volte il suo valore iniziale, quando il ghiaccio si scongela.
Ciò dimostra l’importanza non solo di mantenere intatto lo strato lo strato di ghiaccio limitando il riscaldamento globale, ma anche le implicazioni significative sulla salute, con l’invito ai progettisti di elaborare nuovi codici di costruzione e di ventilazione.
La presenza di uno strato di ghiaccio risulta agire come una barriera al radon, riducendo la radiazione superficiale a un decimo del livello di fondo, ma aumentando la concentrazione di radon dietro la barriera fino a 12 volte.
Il professor Glover, della School of Earth and Environment di Leeds, ha dichiarato: “Il radon è noto per essere la seconda causa più importante di cancro ai polmoni dopo il fumo. Il fumo esacerba anche i tassi di cancro ai polmoni aumentando il rischio nei fumatori delle comunità artiche”
“Di conseguenza, l’ingresso inaspettato di radon potrebbe rappresentare un pericoloso per la salute se non è pianificato. La ventilazione degli ambienti può favorire una difesa per gli abitanti”
E’ ormai ampiamente riconosciuto che il cambiamento climatico sta portando a un significativo scongelamento del suolo, con proiezioni catastrofiche entro il 2050.
Il professor Glover ha aggiunto: “I nostri risultati mostrano chiaramente che il serbatoio represso di radon può essere rilasciato negli scantinati degli edifici per un lungo periodo e rimarrà al di sopra dei livelli di azione delle radiazioni per quattro-sette anni”.
“Dal momento che non c’è stato alcun problema storico di radon percepito in queste comunità e il gas stesso non è rilevabile senza dispositivi specializzati, consideriamo come questo rappresenti una minaccia importante e totalmente inevitabile per la salute delle comunità settentrionali”.
Il professor Glover fa parte dell’Istituto di Geoscienze Applicate e Ingegneria Meccanica. Il loro lavoro include la teoria, la modellazione, la misurazione e le applicazioni dei materiali e dei processi terrestri. È stato fondatore e primo presidente della divisione Energia, Risorse e Ambiente dell’Unione Geofisica Europea.
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