In alcune parti del mondo, compresa l’Italia il gas radon proveniente da rocce geologiche e materiali da costruzione può accumularsi al chiuso e raggiungere elevate concentrazioni di attività superiori ai livelli di riferimento o di azione stabiliti dalla legislazione nazionale e locale.
Le principali strategie di mitigazione si basano sull’impermeabilizzazione delle crepe, sulla protezione degli edifici con materiali barriera al radon, sull’aumento della ventilazione domestica (ventilazione naturale o forzata) e sulla pressurizzazione degli ambienti. Queste tecnichi realizzano con l’ausilio con i materiali barriera al radon disponibili sul mercato, associati alla ventilazione forzata. Le barriere al radon sono materiali impermeabili che bloccano il radon in modo che non possa entrare nell’edificio. Inserendoli tra le fondamenta e il pavimento, queste barriere sono ora necessarie nelle nuove case in aree note come prioritarie e definite nel Piano Nazionale Radon 2023/2032. Le case più vecchie o i luoghi di lavoro con alti livelli di radon devono sfruttare altre misure di mitigazione del radon, come una maggiore ventilazione ed un eventuale estrattore per il radon, in aggiunta o in alternativa alle barriere contro il radon. Questi materiali possono essere applicati a tutte le superfici costruite orizzontalmente e verticalmente, isolando così l’edificio dal radon esalato dal sottosuolo e dalle pareti dell’edificio.
Tra i prodotti disponibili sul mercato, i più diffusi sono i materiali barriera polimerici, le membrane bituminose, da soli o accoppiati in vari modi, spesso rinforzati con una matrice di fibre di poliestere o fibra di vetro.
Vengono utilizzate anche membrane liquide, come emulsioni bituminose o resine epossidiche rivestite su pannelli pieni.
L’idoneità di un materiale come barriera a prova di radon può essere testata utilizzando il coefficiente di diffusione del radon, una proprietà che definisce il trasporto del radon attraverso il materiale. I materiali impermeabili comunemente utilizzati per la protezione degli edifici hanno un coefficiente di diffusione del radon che varia da 10−11 fino a 10−13 m2 s-1 . Le procedure sperimentali per la determinazione del coefficiente di diffusione del radon si basano sulla norma ISO/TS11665-13:2017
Vari studi, hanno confermato che la resina sintetica e un polimero terminato con silano hanno forniscono una riduzione del radon indoor di circa l’80%, la membrana HDPE ha fornito tra il 52% e il 62%, i prodotti bituminosi, le membrane a base di poliurea e un polimero poliuretanico hanno fornito RIR tra -18 e -41. Questo comportamento dipende dalla composizione chimica dei prodotti ma sembra essere correlato alla loro struttura e porosità.
L’uso simultaneo di membrane e ventilazione forzata migliora la riduzione del radon a causa di un aumento della sovrapressione ambientale all’aumentare del flusso d’aria. Questo effetto è molto meno significativo per i prodotti con la migliore capacità di isolare i vani perché il radon esalato dalle pareti della stanza viene preferibilmente spinto verso l’esterno. In base a ciò, è possibile raggiungere all’incirca lo stesso risultato senza accendere la ventilazione, con un evidente risparmio energetico, ed evitando un aumento dell’inquinamento acustico.
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