Il radon è un gas radioattivo presente in natura rilasciato dal decadimento dell’uranio 238. Tutte le rocce e i terreni contengono uranio, alcuni più di altri, ad esempio il granito, l’arenaria, il calcare. Può viaggiare attraverso il sottosuolo ed entrare negli edifici attraverso le fondazioni, l’acqua ed i materiali da costruzione.
In molte aree in Italia il gas radon è presente in elevate concentrazioni e questo entrando negli edifici dove viviamo e lavoriamo può esporci per lunghi periodi aumentando il rischio di sviluppare il cancro ai polmoni.
Le particelle di radon sono molto sottili e il nostro corpo non le rileva; quindi, a differenza delle particelle di polvere che ci fanno tossire, il radon viene respirato in profondità e assorbito dal nostro organismo. Il radon dà una dose di radiazioni alfa, che ha molta energia, danneggiando le cellule che possono sviluppare crescite tumorali. In Italia i 3500 decessi ogni anno per il cancro del polmone, secondo l’Istituto Superiore di Sanità sono attribuibili al gas radon, che rappresenta la seconda causa di morte dopo il fumo di sigaretta.
Per ridurre questo rischio, il legislatore attraverso il decreto 101/2020 modificato con il decreto n.203/2022 in vigore dal 18 gennaio 2023, ha introdotto una serie di condizioni nel settore edilizio.
I nuovi edifici a far data dal 1.1.2025 dovranno essere progettati incorporando precauzioni contro il radon, prevedendo l’isolamento dell’edificio dal suolo per assicurare concentrazioni sotto i 200 Bq/mc, con la raccomandazione di evitare l’uso dei materiali da costruzione contenenti radionuclidi negli ambienti di vita, indicazioni già recepite da molte Regioni e dai regolamenti edili locali. Per gli edifici esistenti le concentrazioni dovranno essere sotto i 300 Bq/mc, con l’obbligo nei luoghi di lavoro di monitorare periodicamente la presenza del radon e intervenire con opere di mitigazione laddove siano stati riscontrati livelli oltre la soglia stabilita. Per verificare la presenza del gas radon occorre eseguire delle misurazioni con i dosimetri passivi, dei piccoli rilevatori da procurarsi presso i lavoratori accreditati, oppure le Agenzie di Protezione Ambientale e l’Enea. Questi vengono posizionati nell’edificio per due semestri. Il laboratorio procederà alla lettura e rilascerà una certificazione.
Se l’edificio ha un alto livello di radon, ci sono modi per combatterlo, tra cui:
Tecniche passive:
-Sigillatura di fessure ed intercapedini o Isolamento della struttura;
-Ventilazione naturale del locale interrato/seminterrato;
-Ventilazione naturale del vespaio o del terreno sotto la soletta contro terra;
Tecniche attive:
-Pressurizzazione/depressurizzazione del suolo/vespaio;
-Ventilazione meccanica dei locali (pressurizzazione dell’intero edificio).
Le tecniche di risanamento, più efficaci, sono quelle appartenenti alla classe degli interventi di depressurizzazione attiva del suolo, tra i quali rientrano le tecniche di “depressurizzazione attiva sotto soletta” ed il “pozzo radon”. Questa tipologia di interventi è caratterizzata da elevate efficienze di risanamento, attestanti fino al 90%, e costituiscono una misura molto efficace per livelli di radon particolarmente elevati (anche oltre 2000 Bq/m3).
Per queste attività è obbligatorio rivolgersi ad un Esperto in interventi di risanamento gas radon iscritto all’Albo (geometri, ingegneri, architetti, periti abilitati alla progettazione edile), munito di un attestato di qualifica per aver seguito un corso di 60 ore con una verifica finale ed obbligato ad aggiornarsi periodicamente. Dopo un attento sopralluogo sarà in grado di prevedere e progettare un intervento di mitigazione per il gas radon.
In Italia il Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati per mitigare il gas radon e tutelare la salute delle persone nei luoghi di lavoro, ricreativi e nelle abitazioni, ha operato all’istante per formare i tecnici, con l’ausilio dei Collegi e l’Associazione Nazionale Donne Geometra – Esperti Edificio Salubre, in risposta alla normativa vigente e al Piano Nazionale Radon – DPCM 11 gennaio 2024, in Gazzetta Ufficiale n. 43 del 21 febbraio 2024.
Con un corso nazionale secondo il programma stabilito dalla normativa, sono stati formati ulteriori 120 tecnici, che hanno ricevuto l’attestato di qualifica per operare nel territorio nazionale.
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Per diventare un Esperto in interventi di risanamento è necessario seguire un corso di formazione di 60 ore. Per info scrivi a: info@tecnicieprofessione.it