IL GAS RADON NEGLI EDIFICI E GLI INCENTIVI PER ELIMINARLO

Gli incentivi per la prevenzione del gas radon in Italia sono regolamentati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e possono variare a livello regionale.

Alcune regioni italiane offrono incentivi economici sotto forma di contributi o agevolazioni fiscali per sostenere i cittadini che vogliono adottare misure preventive per il gas radon. Questi incentivi possono coprire parte o l’intero costo di interventi come l’installazione di sistemi di ventilazione o la bonifica delle aree interessate.

Inoltre, alcune regioni offrono anche contributi per la realizzazione di studi e monitoraggi del radon in edifici pubblici o privati, al fine di identificare aree ad alto rischio e adottare le misure necessarie per la prevenzione.

Per beneficiare di questi incentivi, è necessario contattare gli enti regionali competenti o consultare i relativi siti web per conoscere le modalità di richiesta e le eventuali scadenze.

È importante sottolineare che le misure preventive per il gas radon sono di competenza delle autorità locali e variano da regione a regione, quindi è consigliabile rivolgersi agli enti preposti per ottenere informazioni aggiornate e precise sugli incentivi disponibili.

Il 14 giugno scorso è entrato in vigore il decreto legge n 69 che istituisce «un apposito fondo con una dotazione di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2031, finalizzato a finanziare — è scritto — l’attuazione di interventi di riduzione e prevenzione della concentrazione di Radon indoor, in eventuale sinergia con i programmi di risparmio energetico e di qualità dell’aria». Altri 30 milioni sono invece stanziati per permettere alle Regioni di effettuare ulteriori misurazioni di questo gas, in modo da individuare ulteriori «aree prioritarie», cioè i Comuni più a rischio.

Se si superano i 300 Becquerel per metro cubo, è obbligatorio intervenire. Nelle case private, invece, non ci sono obblighi generici, «tranne nei casi di recupero di locali seminterrati a uso abitativo o di interventi che coinvolgono l’attacco a terra.  E’ importante evidenziare che soprattutto in caso di locazione è opportuno di valutare la presenza del radon, prima di affittare e comunque avvertire l’inquilino.
È un nemico invisibile il Radon. Né si vede né se ne percepisce l’odore. Difficile quindi riconoscere la presenza di questo gas, certificato dagli studi come cancerogeno e causa di un numero imprecisato di «tumori al polmone». Si tratta di una sostanza naturalmente rilasciata dal sottosuolo, la cui concentrazione non è però la stessa in tutti i Comuni. 

Ci sono aree dove la rilevazione del gas Radon nelle abitazioni è molto maggiore di quella registrata nel resto della provincia. Nel Bresciano, con l’eccezione di Ghedi e Montirone, i Comuni considerati «prioritari» da Arpa (quindi a maggior rischio) sono quasi tutti paesi di montagna. Se ne contano 19: molti sono in Valsabbia (ad esempio Bagolino, Sabbio Chiese, Vestone o Vobarno), ma ce ne sono diversi in Alta Valcamonica, come Temù e Ponte di Legno.

Attenzione: non è che gli altri Comuni — compresa Brescia città — siano esclusi dalla presenza di Radon. Nell’archivio nazionale, che contempla diverse indagini sull’inquinamento indoor di questo gas — quindi all’interno delle abitazioni — è emerso che i valori rilevati (in 55 case del capoluogo) variavano da un minimo di 25 Bq/m3 a concentrazioni di 684 Bq m3. Nella vicina Caino, che rientra tra i Comuni più a rischio secondo i dati Arpa, la concentrazione di Radon oscilla tra un minimo di 33 Bq/m3 ad un massimo di 1.622 Bq/m3.

La mappa di Regione Lombardia dà una prima indicazione di quali sono i Comuni che, per la propria morfologia, presentano un rilascio maggiore di questo gas in atmosfera. Dopodiché, come evidenzia in una nota l’Istituto Superiore di Sanità, «anche in caso di disponibilità di mappe più o meno dettagliate, l’unico modo affidabile per conoscere la concentrazione media nella propria abitazione è misurarla con dispositivi adeguati». 

I dosimetri vanno acquistati da laboratori certificati secondo le indicazioni riportate dal D.lgs 101/2020 e smi

Per valutare la presenza del Gas Radon rivolgiti ad un tecnico esperto in interventi di risanamento, munito di idoneo attestato di qualifica. Per metterti in contatto con uno vicino alla tua zona clicca qui

Per diventare un Esperto in interventi di risanamento del gas radon, devi essere un tecnico iscritto All’albo (ingegneri, architetti, geometri, periti) e aver conseguito un attestato a seguito di un corso di almeno 60 ore organizzato dagli enti autorizzati secondo quanto stabilito dalla normativa vigente.

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