Il radon se inalato all’interno dei luoghi chiusi causa il cancro del polmone.
E’ consigliabile fare una misurazione prima di acquistare o affittare un immobile, visto il grado di alta rischiosità. Il radon ha la pericolosa caratteristica di essere inodore, insapore e incolore e la esposizione ad esso, che può durare per decenni, non produce sintomi fisici di nessun genere, tanto che talora il primo e fatale segno dell’esposizione al radon è una neoplasia polmonare. Tuttavia, con un dosimetro facilmente reperibile in commercio, è possibile avere una verifica della sua concentrazione e del rischio derivante dalla permanenza in quell’ambiente.
Per una prova a breve termine, tutte le porte e le finestre devono essere chiuse 12 ore prima della prova e per tutto il periodo di prova. Il kit per il test, acquistabile anche online, va collocato nel piano più basso della casa. Quando la misurazione è completata, e cioè nel giro di poche ore, il dosimetro viene inviato a un laboratorio per l’analisi, che restituisce i risultati entro poche settimane. Al contrario, i test a lungo termine forniscono una misura più accurata della concentrazione di radon di un ambiente confinato e per questo sono la tecnica di riferimento per la valutazione scientifica ed epidemiologica dei danni da Radon. Bilanciano questi vantaggi la necessità di prolungare per un anno la misurazione. Una volta rilevati livelli elevati di radon, in particolare quelli superiori ai 300 Bq/m3, (cioè più di trecento decadimenti di atomi di radon per metro cubo d’aria al secondo!) è necessario intervenire per ridurli, facendosi assistere da un tecnico abilitato (architetto, geometra, ingegnere), che abbia seguito un corso specifico. I dati del monitoraggio per la valutazione del rischio Radon, sono elaborati dai laboratori di analisi autorizzati. Di solito si passa alla sigillatura delle fessurazioni, quando i livelli di concentrazione non sono troppo elevati.
ISIN Ispettorato per la sicurezza nucleare
In questo tempo di pandemia, passiamo molto più tempo in casa, esponendoci ancora di più ai rischi collegati al gas Radon. L’ispettorato per la Sicurezza Nucleare – ISIN – nel suo rapporto “La sorveglianza della radioattività ambientale in Italia”, ha sostenuto che non c’è società sostenibile senza sicurezza. Con specifico riferimento alla radioattività la sicurezza, in ragione della particolare apprensione della popolazione dovuta al rischio reale o percepito, deve soddisfare un elevato livello di protezione che comporta cultura della prevenzione, forme di verifica e di analisi degli esiti, in un persistente processo di perfezionamento. Negli edifici che non hanno il vespaio, ma le fondazioni a platea, il modo migliore per gestire il gas radon è la depressurizzazione del suolo. L’efficacia di questo approccio può essere compromessa dalla presenza di un terreno altamente permeabile, che impedisce la formazione di una sufficiente depressurizzazione nella cavità del pozzetto di estrazione. Quando il suolo si lascia attraversare facilmente dall’acqua, si ricorre alla pressurizzazione del terreno, immettendo nel sottosuolo l’aria prelevata dall’interno dell’edificio per mezzo di un ventilatore. Questo crea una sovrappressione nel terreno sottostante la costruzione che contrasta l’infiltrazione del radon all’interno dell’edificio e al contempo riduce la concentrazione del gas nel suolo stesso.
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